Dancer Inside Brazil a Roma

Dopo i successi del format ottenuti in sei anni di esposizioni nelle principali città d’Europa, Dancer inside Brazil, il progetto fotografico concepito dall’architetto e fotografo romano Simone Ghera, in mostra dal 26 febbraio al 18 marzo 2016 presso la Galleria Candido Portinari di Roma, all’interno dell’Ambasciata del Brasile. E proprio la terra carioca diventa oggetto dell’esposizione di immagini contestuali entro cui sono immortalate ballerine di danza classica, soggetto in cui Ghera si è specializzato negli ultimi anni.

L’idea del progetto complessivo nasce infatti per caso nel 2008 quando, durante un corso di fotografia, Simone osserva e ritrae alcune ballerine durante una sessione di lavoro; affascinato dal soggetto, decide di farne la sua materia di studio e, guidato dal suo istinto, decide di integrare il linguaggio universale della danza al “genius loci”, in altre parole alla presenza di ambienti architettonici e storici tipici di specifiche identità territoriali.

Se da una parte il linguaggio universale della danza, è riconoscibile e leggibile in tutto il mondo, dall’altra le caratteristiche specifiche contestuali cambiano di luogo in luogo, ed è così che, dopo essere stato in città così urbanisticamente diverse quali Praga, Vienna, Londra, Milano, Berlino, Mosca, San Pietroburgo e Baku, il fotografo affronta gli immensi spazi di Rio De Janeiro per integrare in un solo scatto l’arte del movimento e la complicità del linguaggio Natura-Ingegneria-Cultura. Un tributo reso possibile grazie al patrocinio della stessa Ambasciata e al sostegno della compagnia aerea Tap per la quale è stato realizzato uno specifico calendario che sarà donato agli interessati nel corso dell’esposizione.

Gli scatti di Simone Ghera, caratterizzati da orizzonti, gravità, punti di vista e superfici, immergono le ballerine in una dimensione di spazio assoluto in cui muoversi in maniera puramente arbitraria.

“Anche se il movimento è considerato l’essenza della danza – ha detto Ghera – quello che mi attrae sono gli angoli statici e le linee create dai danzatori stessi. La fotografia permette di catturare un dettaglio architettonico, un intreccio di linee, sguardi prospettici che vanno oltre uno sfondo o di un soggetto in primo piano. Cerco così di avvicinarmi alla danzatrice come a “una persona”, catturando il duro lavoro alla sbarra, il sudore, l’espressione degli occhi esausti, sfruttando le linee e i dettagli durante l’esercizio e il momento di relax. In breve sono molto più interessato alla formazione quotidiana di una ballerina piuttosto che alla performance sul palco. Di solito mi piace posizionare i miei soggetti su un lato piuttosto che al centro del telaio, dando grande importanza allo sfondo, come anche su un orizzonte basculante che offre più opzioni per guardare la scena”.

L’inaugurazione della mostra, come da tradizione del progetto, prevede un’azione coreografica dal vivo di ballerine professioniste – che per l’opening romano, previsto venerdi 26 febbraio alle ore 19,00, saranno coordinate da Raffaella Appia nella performance dal titolo “Contaminazioni” (DIA Junior Company Formazione Bartolomei).

In contemporanea, la pittrice russa Anastasia Kurakina, ospite dell’evento, darà vita ad un live painting.

La supervisione di Dancer inside Brazil è a cura di Max De Tomassi.

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