Riaperture è un nuovo festival di fotografia a Ferrara. La prima edizione si terrà dal 17 al 19 marzo 2017, sviluppando un progetto di ricerca espressiva che scorrerà su un duplice binario: la riapertura di spazi dimenticati della città e la riapertura di quesiti sopiti che le immagini andranno a smuovere. L’obiettivo è creare una connessione diretta tra spazio urbano e fotografia.
Organizzato dall’Associazione Riaperture, il festival prova a dimostrare che sì, ci sono ancora spazi da scoprire, spazi dimenticati in cui cadono immagini e progetti, spazi di vita chiusi che si possono riaprire con la forza della fotografia.
Riaperture è il festival della fotografia che si propone di far luce su ingranaggi nascosti del nostro vivere, che si muove in parallelo con la dimensione fisica in cui le fotografie saranno esposte: non è sicuramente il primo festival a Ferrara che vuole “compenetrarsi” nel tessuto sociale e produttivo locale, ma è il primo che va a riaccendere una luce sui luoghi commerciali (e non) oggi chiusi.
Là dove la crisi economica, le circostanze dei nostri tempi hanno fatto abbassare saracinesche e chiudere porte, è possibile con un festival illuminare di nuovo spazi inutilizzati della città, come negozi e i luoghi che hanno perduto la loro funzione originaria?
Nel centro storico di Ferrara sono presenti vari locali, sia di proprietà pubblica che di proprietà privata, in stato di inutilizzo: negozi, attività commerciali, strutture pubbliche, vittime di una congiuntura economica che ha colpito anche il commercio.
Luoghi di cui non è più possibile fruire. Riaprire temporaneamente alcune di queste strutture, per renderle sedi del festival, significa ridare luce e vita a questi spazi. Riaprirli temporaneamente significa riempirli di persone, ferraresi e non, che spinti dal motore della fotografia, si riappropriano di questi luoghi, magari scoprendoli anche per la prima volta, se chiusi da anni. Permettere alla cittadinanza di rivivere questi luoghi, potrebbe, ambiziosamente, innescare un meccanismo di interesse per questi spazi, ora celati alla vista ed alla fruizione e quindi dimenticati dalla collettività.
Riaprire temporaneamente queste strutture significa iniziare a dare vita alcuni meccanismi che, in collaborazione con la Pubblica Amministrazione, possano muovere interessi verso una politica di “temporary shop”, che opportunamente normata, potrebbe accogliere esigenze di attività commerciali e/o imprenditoriali, che di fatto sono l’espressione di un sistema che sta mutando velocemente. Significa continuare a scavare nel solco intrapreso dall’amministrazione locale, impegnata a promuovere iniziative culturali che possano anche creare turismo settoriale ad esse legate.
Riaperture è un festival che attiva così una duplice mobilitazione: va a riaprire luoghi ma vuole applicare la stessa dinamica anche al processo fotografico. Aprire spazi inutilizzati della città e, allo stesso tempo, aprire al pubblico un contatto diretto con una fotografia reale, non virtuale. Aprire al contatto diretto con le cose che ci circondano. Consideriamo quella fotografia che aumenta il livello di entropia della società e del nostro sentire umano, facendola emergere dalla fotografia che non smuove, non turba, non innesca. Vogliamo portare a Ferrara, in spazi dimenticati, nuova energia vitale, attraverso percorsi cognitivi fatti di immagini, parole e azioni ad opera di chi la fotografia non solo la crea, ma la pensa, la mastica, la plasma. Percorsi espositivi, attività formative e momenti di riflessioni emozionali che portino il visitatore a farsi domande, a scavare nelle proprie viscere. Un festival che, già dalla sua prima edizione, porti lo spettatore a dire «ancora», perché non già sazio di ciò che la sua vista ha raccolto.
Il festival si fa dunque portatore di un concetto di fotografia che smantelli l’architettura dei like, dei numeri, delle visualizzazioni, della diffusione, per ritornare a parlare di sé, prima di tutto, e riaprire quella faccenda che non dovrebbe mai assopirsi: la cultura che sia urgenza, che serva a creare disordine interiore, per spingerci a voler poi mettere a posto. Riordinare, risistemare, riaprire la realtà: fisica, mentale, universale.
In un momento economico e sociale come quello che stiamo vivendo, per evitare uno svuotamento del centro storico come fulcro nevralgico della città per attività produttive e culturali, forse bisogna essere ambiziosi ed immaginare nuove forme di utilizzo di questi spazi, da affiancare a quelle tradizionali: farle diventare sedi temporanee di mostre, di eventi, di commercio anche, con una politica di temporary shop. Mostrarle alla cittadinanza stessa può innescare una meccanismo di volontà di riappropriazione di questi spazi fisici, mettendola nelle condizioni di poter investire e ambire a riprenderseli, riaprendo il centro stesso della città.
Riaperture non vuole rivolgersi quindi soltanto ad appassionati di fotografia. Cerca di mettere in contatto persone curiose, che non si lasciano stare, e di far interagire fotografi e processi creativi con i visitatori, ferraresi e non solo. Sarà un festival in cui si crea fotografia, andando a illuminare di nuova luce spazi dimenticati: Ferrara che riapre i suoi luoghi, le persone che riaprono sé stesse, grazie alla forza narrativa delle immagini e delle storie oneste e sincere raccontate dai fotografi del festival.
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