Op. Cit – Alla deriva, a Roma

La mostra Op. Cit – Alla deriva, incentrata sull’opera dei due artisti emergenti Simone Giampà e Antonio Pizzolante e nata dall’intuizione della storica dell’arte Laura Salerno, si basa sul concetto di Opera Citata, che gli autori rovesciano e utilizzano come piattaforma critica da cui ripartire, ponendo l’accento sulla rappresentazione della citazione intesa unicamente come Nota a margine: un frammento all’ interno di un discorso intellettuale, critico ed artistico che snatura totalmente la citazione nella sua essenza originaria attraverso una potente rielaborazione dell’immagine.

Le opere dei due artisti, contrapposte a livello stilistico – una parte rientra nell’ambito della Pop Art, l’altra tende a coniugare l’Arte Concettuale con l’Arte Povera e il Materico – sono accomunate dalla stessa tematica: la libera e personale citazione di immagini o particolari riconoscibili desunti dalla Storia dell’Arte, dall’Architettura, dal Cinema e dall’ attualità. La dinamica che la mostra si propone di indagare si focalizza sullo stato di un’immagine che, così fortemente ripensata e manipolata, risulta talmente aleatoria da diventare sospesa, in bilico. In questo stato di sospensione, essa perde la sua identità e la sua natura citazionista per incarnare il vissuto transitorio degli artisti che la rielaborano.

Il secondo polo tematico su cui si soffermano le opere in mostra riguarda il concetto di Deriva, che si palesa quale sinonimo di sospensione, aleatorietà, precarietà. Tale assunto rispecchia lo status umano, morale e intellettuale della coscienza autoriale, proponendosi come specchio dei tempi, di un presente liquido, mutevole, in eterno divenire, sorretto da precari equilibri ed incerte dinamiche.

L’ installazione di Antonio Pizzolante, composta da vari elementi (tra cui spiccano le immagini di noti monumenti quali Castel del Monte e la Piramide Cestia) appare costruita con materiali poveri come il polistirolo, intaccati dall’azione corrosiva del mastice che disgrega le forme creando profondi solchi materici, talvolta ridipinti con colori accesi. L’opera è parte fondante di un processo creativo che pone l’accento sul concetto di divenire, di temporalità e d’infinito. Essa, infatti, illustra bene l’assunto di effimero e di sospeso partendo da emergenze architettoniche celebri la cui preziosità e il cui sfarzo vengono annullate sia dal materiale modesto e di recupero con cui risultano riprodotte, sia dall’ azione corrosiva di sostanze che ne trasfigurano la beltà trasformandole in ruderi sospesi senza tempo, sopraffatti dalla potenza magmatica del gesto creativo.

Le opere pittoriche di Simone Giampà afferiscono a tele raffiguranti scene di celebri capolavori creati dai maestri dell’arte moderna e contemporanea (Tiepolo, Antonello da Messina, Guido Reni, Gérôme, Veronese, Guttuso), a frammenti di film, a episodi della contemporaneità, le cui sembianze vengono talmente virate e alterate cromaticamente in senso espressionista da una pittura violenta e sgargiante da annullare la propria volontà di presentarsi come icone.

Chiude il percorso mostra un video, ideato dalla curatrice e realizzato insieme agli artisti, composto da spezzoni di immagini di famose opere d’ arte, scene di film, stralci di filmati di repertorio, che si pone perfettamente in continuità, stilistica ed intellettuale, sia con le creazioni pittoriche che con l’installazione, incarnando un’ opera d’arte in piena regola ed intavolando, così, un proficuo confronto costellato di immagini, derive, frammenti e colori.

Inaugurazione: giovedì 11 febbraio 2016 ore 18:00
Durata: 11-26 febbraio 2016
Luogo: Sala Conferenze SEL, Via Arenula 29, II piano, Roma
Orari di visita: Da Lunedì a Venerdi dalle 10.00 alle 18.00 – Sabato dalle 17.00 alle 20.00.

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