Paolo Hermanin in mostra a Roma

Non esiste territorio che non racchiuda tesori nascosti a disposizione dell’ascoltatore-osservatore curioso, alla continua ricerca di paesaggi incontaminati e di forme di compenetrazione suggestiva tra Natura ed Arte. Così può succedere che la frequentazione di certi “luoghi di frontiera” conduca l’esploratore ad immergersi empaticamente in quei luoghi per tentare una propria strada artistica.

La via che ha percorso Paolo Hermanin per approdare alle sue “pietre danzanti”, di cui è oggetto la mostra Litochoreia in programma allo Studio Arti Floreali di Roma dal 15 al 25 novembre 2012, è un tragitto nato, non a caso, da una fascinazione subita sulle coste della Gallura dove il soffio dei venti e il lavorio del mare hanno scolpito al servizio della forma le  rocce granitiche creando un mondo fantastico di animali, piante, personaggi che trasformano la fisica in Metafisica e l’ordinario in paradossale.

Paolo ha deciso così, attraverso queste dinamiche e nuovissime sculture, di materializzare un paradosso, la danza delle pietre appunto, e dare voce alla dialettica tra una forma in movimento ed una materia naturalmente statica. A volte dionisiaca a volte raggelata in equilibri al limite dell’assurdo, la danza delle pietre racconta dello spirito creatore e plasmatore, della acquiescenza del duro granito, materia normalmente resistente, e della bellezza di questo meraviglioso momento in cui l ‘ovvio diventa prodigio e la solidità s’innamora dell’impalpabile.

Il dialogo tra Spirito ed Essenza non è nuovo a Paolo Hermanin che in ogni sua opera ha sempre inseguito una continua ricerca dell’equilibrio raffigurata dalla onnipresenza multiforme di rocce e nuvole (basti pensare alle originalissime retroincisioni dei suoi specchi) in un continuo rincorrersi all’interno di supporti materici di volta in volta differenti.

Nell’esposizione, aperta quotidianamente al pubblico dal lunedì al venerdi dalle 16,30 – 20 e sabato e domenica dalle 10 alle 20 (l’ingresso è libero), si può apprezzare un artista che, tramite il proprio lavoro in continua evoluzione, mira a creare occasioni di “esperienza” sensoriale di cui la stessa Natura e’ prodiga, ma solo se si e’ capaci di mettersi “in ascolto”.

Come infatti afferma Hermanin, “Il filo rosso che sottende tutte le mie opere è costituito dalla tensione irrinunciabile al disvelamento del mistero, al riconoscimento dello spirito nei molteplici aspetti del mondo reale. Questa componente sottile, profonda che permea la realtà in ogni ambito, sfugge, a mio parere, alla sensibilità dell’uomo contemporaneo condizionato da una “fede cieca” nella scienza e nella tecnologia”.

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