Martedì 26 febbraio 2019 apre a Milano, presso lo spazio Acqua su Marte, la mostra-evento “Una famiglia, tutti i colori“, da un’idea di Francesco Guerrera e con l’occhio fotografico del newyorkese Tom Watson prestato, per l’occasione, alla causa dell’associazione Mamme per la pelle che – insieme al CIAI (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) – sono i promotori dell’iniziativa.
Un itinerario fotografico e calligrafico che vuole essere un inno alla multiculturalità, al colore come elemento di ricchezza, come esemplificazione degli innumerevoli punti di vista che possono essere contemplati in una sola esistenza. Una serie di ritratti con protagonisti mamme adottive italiane e i loro bambini, provenienti da ogni angolo del mondo, che descrivono il colore della propria famiglia.
“Un insieme che dipinge uno spettro cromatico potenzialmente infinito fatto di mille punti di colore e di mille differenze che evidenziano come quella dell’uomo sia una specie, anzi una famiglia, che conta una razza sola. Con sfumature infinite” – ha spiegato Gabriella Nobile, mamma adottiva milanese di due bambini arrivati dall’Africa e oggi presidente dell’Associazione Mamme per la pelle.
L’iniziativa è presentata alla vigilia del People2March, la mobilitazione nazionale promossa da Croce Rossa italiana, Mamme per la pelle, CIAI e altre 25 realtà.
La storia personale di Gabriella Nobile diventa impegno pubblico quando, nel 2018, decide di scrivere una lettera aperta a Matteo Salvini, puntando il dito contro la sua violenta campagna elettorale anti-immigrati e il conseguente clima di intolleranza e razzismo.
La lettera, pubblicata su Facebook, diventa subito virale con più di 60.000 condivisioni e 100.000 like e commenti che allargano la diffusione del messaggio in tutta Italia, portando altre mamme ad unirsi per la stessa causa.
Nasce così una rete organizzata di madri i cui figli adottivi rischiano di subire discriminazioni per le loro origini. L’impegno dell’associazione è quello di sostenere le famiglie sia psicologicamente che legalmente, ma soprattutto di innalzare e custodire il patrimonio culturale della società multietnica.
Be the first to comment